Recensione di La Cina in Vespa, di Giorgio Bettinelli

 

Dopo un bellissimo viaggio di due settimane con moto e tenda in Sicilia insieme alla mia compagna, a fine Agosto sono tornato a casa con il desiderio di prolungare per quanto possibile quello stato di grazia che per me solo le ferie e le due ruote possono dare.

La soluzione era nella mia libreria e mi guardava con due occhi vispi e sornioni, un paio di baffi argentei e una vespa carica di borse da viaggio: “La Cina in vespa”, di Giorgio Bettinelli.

Sanremo 1979. Uno straordinario Rino Gaetano  porta all’Ariston una ventata di freschezza con con “Gianna”, la mitica Gianna Gianna Gianna che, come tutti sappiamo, sosteneva tesi e illusioni.
Ad accompagnare il grande artista calabrese un coro effervescente, policromo e stralunato che prorompeva in un giocoso ritornello non sense – “Ma dove vai? Ma chi sei, cosa vuoi, con chi vai con chi ce l’hai?” – fino alla chiusura della canzone. Il coro era quello della band Pandemonium, con essa il musicista e futuro scrittore Giorgio Bettinelli.

Primi anni Novanta, Indonesia, dove nel frattempo si era trasferito a vivere. Bettinelli riceve una vespa da un amico come rimborso di un precedente prestito e da lì la sua vita errabonda prende ancora una nuova e inaspettata direzione.

Dopo un primissimo viaggio attraverso l’isola di Sumatra, la folgorazione. E inizia il progetto di girare il mondo su due ruote e di raccontarlo. Nasce Bettinelli viaggiatore in vespa e scrittore nella cui veste oggi è entrato nel cuore di chiunque ami il viaggio a bordo di una moto.

Negli anni successivi mr. Vespa, come era stato affettuosamente ribattezzato, macina migliaia di chilometri toccando tutti i continenti del globo e trasponendo le sue esperienze in libri che ottengono un grande successo.

Nel 1997 pubblica “In vespa. Da Roma a Saigon”, il primo dei suoi lunghissimi viaggi, 24.000 chilometri dall’Italia al Vietnam in sette mesi.

Nel 2002 pubblica “Brum Brum. 254.000 chilometri in Vespa” in cui narra i tre grandi viaggi attraverso tutto il continente americano, dall’Alaska alla Terra del fuoco, la Siberia, l’Asia e l’Australia.
Successivamente è la volta dell’Africa, raccontata in “Rapsody in Black” e infine, nel 2008, “La Cina in Vespa”, il suo ultimo viaggio attraverso tutto il il Regno di mezzo dove nel frattempo si era trasferito a vivere con la moglie prima della prematura scomparsa nello stesso anno.
Se la magia dei libri di viaggio è di trasportare il lettore nei luoghi in cui sono ambientati, di fare vedere posti sconosciuti dandogli colori, atmosfere e popolandoli di volti, o ancora di rendere il lettore parte di un equipaggio che condivide le stesse esperienze di chi le scrive, allora l’intento dei racconti di viaggio di Mr. Vespa è riuscito.
Bettinelli scrive in modo sincero, senza orpelli né tentativi di accattivarsi simpatie. Narra i suoi viaggi, contestualizza i luoghi, racconta aneddoti, anche inaspettati, si abbandona a riflessioni  serie o leggere, mostrandosi sempre nella sua umanità, con i pregi e i difetti di un uomo che amava la  musica, la scrittura, la vita in tutte le sue sfumature. Esistenza che per 15 anni ha attraversato a bordo di una Vespa prima del suo ultimo grande viaggio.