Se c’è un aggettivo che per me può definire “L’Arminuta” è “delicato”.
Il romanzo di Donatella Di Pietrantonio è un bellissimo viaggio nella vita della protagonista e del suo mondo interiore sconvolto dal ritorno nella famiglia naturale dopo l’incomprensibile decisione dei genitori adottivi.
Capovolta in un contesto di povertà e arretratezza a cui l’adozione l’ aveva sottratta, “L’Arminuta” – la ritornata – scopre il disagio della nuova esistenza, il patriarcato, l’irrefrenabile potere dell’attrazione che bussa al cuore di un’adolescente, la complicità della sorellanza.
E poi la perdita di quel fratello irrequieto, Vincenzo, morto durante una fuga e “caduto con il collo sul filo spinato, come un angelo troppo stanco per battere le ali un’ultima volta, oltre la linea fatale.”
Donatella Di Pietrantonio parla tramite L’Arminuta del rapporto con i genitori, il disorientamento dell’essere figlia di due padri e di due madri, spariti i primi, impenetrabili i secondi.
E infine, dell’importanza della educazione scolastica, lo strumento con cui L’Arminuta grazie al riconoscimento delle sue capacità, potrà creare un futuro diverso dal precario presente.
Il finale aperto con la bellissima immagine che non svelo, porta al compimento di un romanzo scritto con tatto e gentilezza.
Lo avete letto? 🙂