Cari amici lettori, come state? Ultimamente il lavoro e altri impegni non mi hanno lasciato molto tempo per la lettura, tuttavia ho portato a termine un nuovo e interessante libro.
“Il capitalismo della sorveglianza”, della studiosa americana Shoshana Zuboff, è un saggio che segna un traguardo importante nella ricerca sul capitalismo del terzo millennio.
Sembra trascorsa un’era glaciale da quando sono entrate nelle nostre abitudini quotidiane le cosiddette GAFAM, acronimo delle cinque più potenti multinazionali IT – Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft – rivoluzionando le nostre vite lavorative e soprattutto sociali.
Credo che nessuno possa mettere in discussione l’infinita utilità di queste aziende, le gigantesche opportunità economiche e di interazioni sociali che hanno creato. Come nel nostro caso, che grazie a Instagram, possiamo confrontarci sui temi a noi più vicini.
Il nuovo modello economico nel quale ci troviamo e di cui siamo diventati, di fatto, attori dà un nuovo volto al Capitalismo perché basato sull’estrazione di informazioni.
Zuboff lo definisce, senza giri di parole, Capitalismo della Sorveglianza, perché fa leva sulla renderizzazione dei dati degli utenti attraverso dispositivi, applicazioni e servizi ormai imprescindibili nella vita quotidiana di tutti. Ma che diventano di proprietà di aziende private che li possono piegare a interessi più o meno legittimi.
Qual è però il contraltare di servizi che acquisiscono incessantemente milioni di dati sulla nostra vita privata, i gusti, le preferenze politiche o idiosincrasie, le frequentazioni, i lavori, le passioni?
A quali rischi eleva l’espropriazione del nostro surplus comportamentale a fini economici o esplicitamente manipolativi, come insegnano i casi di Cambridge Analitica e l’incontrastata diffusione di fake news nelle piazze virtuali dei social network che alterano la corretta formazione dell’opinione pubblica ?
L’approfondita disamina dell’autrice è basata su una mole enorme di informazioni che mostrano le innumerevoli zone d’ombra che costellano il mondo digitale nel quale siamo immersi e che, anche alla luce di questo saggio, dovremmo gestire con più consapevolezza.