Recensione di Il Negus, di Kapushinski

Copertina di Il Negus, dello scrittore Kapushinski
Il Negus – Kapushinski

1963. All’assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’imperatore d’Etiopia, Hailé Selassié, pronuncia un vibrante discorso che richiama all’uguaglianza tra gli uomini e alla lotta alla povertà.

1973. Il giornalista inglese Jonathan Dimblebey gira il documentario La carestia sconosciuta, che mostra al mondo intero le devastanti condizioni di miseria in cui vive la popolazione etiope e l’opulenza dell’autocrazia di Hailé Selassié.

Fine anni Sessanta, la musica Reggae, con la sua ondata di ritmi in levare e messaggi di pace invade la scena musicale internazionale lasciando un’impronta indelebile nella musica moderna. Bob Marley, leggendario profeta del Reggae, si converte al Rastafarianesimo, issando nei suoi concerti la bandiera d’Etiopia e il ritratto rassicurante di Hailé Selassié, il Ras Tafari, imperatore divino e discendente diretto – autodichiaratosi per decreto – della stirpe del Re Salomone citato nelle Sacre Scritture.

1974. Dopo decenni di carestie e milioni di morti, un golpe militare destituisce l’imperatore d’Etiopia e prende il potere. Il valore complessivo degli averi di Selassié depositati in conti esteri è stimato di mezzo miliardo di dollari, che non saranno recuperati.

Leggere “Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate”, scritto da Kapuscinski pochi anni dopo la morte di Selassié, provoca un moto di disgusto verso un tiranno che ha affamato e impoverito per decenni la propria popolazione. Ma allo stesso tempo fa riflettere sulla forza dei fenomeni culturali di massa, in particolare la musica, nel veicolare un certo tipo di immagine e di culto delle personalità.

Al ritratto benevolo del Ras Tafari conosciuto grazie alla musica del grande Bob Marley, fa da contraltare la realtà di un autocrate senza scrupoli che ha fondato la reggenza sul culto della persona legittimato dalla religione, il terrore, e la corruzione sistematica.

“Il Negus” è un’efficace illustrazione degli ultimi giorni di un piccolo uomo di potere, che ha avuto l’immeritata fortuna di essere elevato a icona degli oppressi da una leggenda musicale ignara delle sue gravi colpe.