Qualche anno fa, qui a Milano, abitavo vicino a un bel giardino pubblico chiamato Parco Ravizza, che casualmente si trova poco distante dall’Università Bocconi.
Essendo sotto casa, nel tempo libero ci andavo spesso per fare footing o anche solo per leggere all’ombra dei grandi alberi che lo popolano.
Ogni volta che passavo da una delle strade che costeggia il Parco, Via Bocconi, la mia attenzione veniva catturata da un enorme monumento scuro in metallo massiccio, dalle forme irregolari e poco convenzionali. Ai piedi del monumento, una targa dedicata a un ragazzo dal nome Roberto Franceschi.
Avrei capito anni dopo, grazie al libro scritto da Tiziana Ferrario dal titolo “La bambina di Odessa”, edito da Chiarelettere, il perché di quel monumento e come la sua storia, che riguarda un po’ quella di tutti noi, affondi le radici nella vita di una grande donna nata agli inizi del Novecento.
Nel suo bel libro, Tiziana Ferrario ha raccontato in forma di romanzo la vita di Lydia Franceschi, nata ad Odessa da un esule italiano perseguitato dal Fascismo, che con tenacia, e nonostante i gravi lutti familiari che la renderanno in pochi anni orfana dei genitori, si emanciperà attraverso lo studio e da giovane prenderà anche parte alla Resistenza come staffetta partigiana.
Fedele agli ideali di affrancamento degli ultimi e fervente democratica, nel dopoguerra Lydia Franceschi continuerà il suo impegno civile nella scuola come docente prima e preside poi, quando la sua vita sarà di nuovo sconvolta nel 1973 dalla morte del suo giovane figlio Roberto, allora studente alla Bocconi. Un delitto avvenuto per mano della polizia, maturato negli anni della violenza neofascista a cui si contrapponeva la contestazione studentesca.
L’assassinio di Roberto Franceschi segnerà uno spartiacque nella vita civile di quegli anni e sarà oggetto per decenni di insabbiamenti e depistaggi al fine di coprire i colpevoli che non vennero mai identificati.
Lydia Franceschi è scomparsa nel 2021 a 98 anni. Tiziana Ferrario, che da adolescente è stata sua alunna grata, con questo libro ha voluto raccontarne la vita che si è intrecciata costantemente con le vicende del nostro Paese. Un’esistenza ricca e difficoltosa, sicuramente, segnata da gioie e dolori atroci come la perdita di un figlio a cui il monumento in Via Bocconi reca omaggio. Ma vissuta pienamente fino all’ultimo, con dedizione, fermezza e spirito combattivo, guidata dalla certezza di sedere dalla parte giusta della Storia.