Recensione I baffi, di Emmanuel Carrère

Buona domenica, amici lettori! Come state? Di ritorno dagli USA, e jet lag permettendo 😅, posso finalmente parlarvi della mia ultima lettura pre viaggio: “I baffi“, di Emanuel Carrère.

Premetto che l’autore francese è uno dei miei preferiti ed ho apprezzato moltissimo i suoi libri Limonov, L’avversario e Yoga. Di questi ultimi due trovate anche le recensioni sempre su questa pagina.

Da un punto di vista temporale I baffi è stato scritto molto prima dei libri citati e, diversamente da essi che sono romanzi biografici, è un vero racconto di finzione.

La mia esperienza di lettura è stata quindi inizialmente condizionata da un’altra aspettativa, anche se non considero questo il corretto parametro di giudizio: bisogna valutare l’opera in sé, non “pretendere” che l’artista aderisca alle proprie idee estetiche. A maggior ragione quando l’evoluzione artistica di un autore abbraccia molti anni e le opere riflettono il percorso che egli compie.

Torniamo, quindi, a I baffi. Un racconto sulla perdita della lucidità di un uomo innescata da un semplice gesto, il taglio dei propri baffi.

Non c’è che dire, Carrère rende al meglio la spirale nella quale cade il protagonista, tingendo la storia di sfumature da thriller.

Per certi aspetti mi ha ricordato un famoso e strabiliante racconto di Gogol, Il giornale di un pazzo, de “I racconti di Pietroburgo”.

Per altri, American Psycho, di Bret Easton Ellis, romanzo da me per niente apprezzato.

Ciononostante, e qui siamo nell’ambito del gusto personale, c’è qualcosa di questo libro che non mi ha preso ed è riconducibile alla storia in sé, non alla sua espressione, che reputo comunque di alto livello.

E voi avete letto questo romanzo? Vi leggo con piacere nei commenti! 🙂