Recensione L’arte di ricordare tutto, di Joshua Foer

Un giovane giornalista partecipa come inviato al Campionato statunitense della memoria e si ritrova catapultato in un mondo fatto di sequenze interminabili di numeri, lunghissime liste di nomi e immagini scandite con sicurezza a memoria da un singolare stuolo di “atleti della mente”.

Con la curiosità che lo anima, il giornalista, Joshua Foer, decide di approfondire il mondo della mnemotecnica e delle sue sbalorditive potenzialità con uno dei maggiori studiosi in circolazione, l’inglese Ed Booke.

Passione, impegno e costanza fanno il resto, portando il giornalista a conquistare nel giro di un anno il titolo di campione della memoria degli Stati Uniti e a raggiungere dei traguardi che fino a poco prima nemmeno immaginava.

“L’arte di ricordare tutto” è il resoconto del viaggio personale dell’autore nell’arte della memoria e al contempo una panoramica storica su uno degli strumenti più potenti inventati nell’antichità, coltivato fino al Medioevo, e poi colpevolmente abbandonato nella modernità.

Cicerone, Quintiliano, Pietro da Ravenna, Giordano Bruno. È incredibile leggere come i principi dell’ars memoriae, tutt’oggi ancora utilizzati dagli esperti, siano stati creati da queste grandissime personalità proprio nella nostra penisola ma poi relegati nel dimenticatoio e cancellati dalla formazione scolastica degli studenti, quando, invece, in epoca classica costituivano gli elementi fondamentali dell’educazione di una persona.

Tutti ricordiamo la fatica di ricordare l’abbondante materiale di studio al liceo o all’università. Probabilmente il percorso sarebbe stato più facile con delle tecniche a disposizione che, se non altro, possono essere imparate a qualsiasi età e applicate nella vita di tutti i giorni.

Dal canto mio, con lo stesso metodo dei loci spiegato da Cicerone, l’altro giorno ho pure imparato la sequenza degli accordi jazz di Blue Bossa da suonare col mio sax. Il pezzo mi è venuto benissimo, ma questa è un’altra storia…di che stavamo parlando?