Recensione di La scuola di pizze in faccia, di Zero Calcare

E sono al secondo libro di Zero Calcare, d’altra parte ci ho preso gusto. Con “La scuola di pizze in faccia del professore Calcare”, lo scrittore romano conferma le aspettative. Il libro è una raccolta di storie in cui l’autore narra il suo quotidiano con la lucidità e la dissacrante ironia tipiche della sua cifra stilistica. 

Le storie raccontate da Zero Calcare hanno, però, qualcosa che le rende particolari: non parlano solo dell’autore, ma di quelle situazioni e persone in cui tutti, prima o poi, ci siamo imbattuti. Che cosa sono le pizze in faccia? Sono gli schiaffi della vita, quelli che arrivano dritti dritti senza saperne il motivo e che lasciano malconci a leccarsi le ferite. O sono anche le pizze che si rendono per non soccombere, soprattutto dinanzi alle ingiustizie. 
 
Zero Calcare descrive una galleria di tipi umani che nell’era dei social si sono investiti del diritto di sputare le loro sentenze: i grilli parlanti pontificanti e i commentatori di Facebook. Due categorie accomunate dalla missione di emettere giudizi gratuiti e distruttivi dall’alto della loro bassezza. 
 
Ma Zero Calcare trascrive nelle sue tavole anche situazioni quotidiane comuni a tutti noi che, nella loro semplicità, sono intrinsecamente comiche: la guerra per il poggiagomito tra due poltrone in treno (il personaggio della Suora Pesce Gatto da solo vale l’intera storia); l’impossibile spostamento di notte dal divano al letto nello stato comatoso del quarto sonno; la smania di volere staccare da tutto seguita dall’angoscia di non avere più niente da fare. 
 
Zero parla anche del suo amore per il cinema e del privilegio con cui, da scrittore, ha potuto partecipare come inviato al festival di Venezia per immergersi a piene mani nella settima arte. Lo scrittore è consapevole della “fortuna” – nessuna fortuna, è solo merito suo l’essere uno dei migliori scrittori in circolazione – di partecipare alla grande kermesse veneziana.
 
Ciononostante non perde la capacità di guardare con occhio critico il luogo e i wannabe personaggi in cui si imbatte.
Zero Calcare è uno scrittore politico, che fin da ragazzino è appartenuto al mondo dei centri sociali, e che crede fermamente nei valori libertari, antirazzisti e antifascisti.
Di fronte alla pericolosa normalizzazione degli eredi del Gran Somaro, come Carlo Emilio Gadda aveva icasticamente definito mussolini, Calcare prende posizione e racconta anche l’episodio della scampata partecipazione di una casa editrice neofascista al Salone del libro di Torino sponsorizzata da un altro fomentatore di professione di nome Salvini Matteo.

Una partecipazione camuffata da causa culturale che celava l’obiettivo di accreditare come interlocutori i sostenitori dell’ideologia più pericolosa per la tenuta democratica di questo Paese. Per fortuna l’opposizione di un gruppo di scrittori convintamente antifascisti fece desistere il Salone del libro dall’accettare quella casa editrice.

Una vittoria della ragione, in un mondo dove, insegna la Scuola delle pizze in faccia, ci si ritrova buttati nella mischia ad incassare o a renderle.
Con la malinconica consapevolezza che, in fondo, se ne potrebbe anche fare a meno.