Nel 1987 un giovane militante di sinistra, Mario Scrocca, venne incarcerato nel carcere di Regina Coeli a Roma con l’accusa di essere tra gli autori del duplice omicidio di due militanti del MSI, nel quartiere di Acca Larentia, avvenuto nove anni prima.
Travolto dalla vicenda, Mario Scocca si tolse la vita nella cella dopo meno di due giorni. Anni dopo, caddero tutte le accuse agli altri coimputati, mentre la ragazza che aveva fatto il suo nome ammise di non riconoscerne il volto.
“Dalla stessa parte mi troverai” ricostruisce con delicatezza la vicenda dimenticata di un’altra vittima di quegli anni, riconsegnandola in questo modo alla memoria collettiva.
Questo romanzo, finalista al Premio Strega 2024, nasce anche da un perché profondo dell’autrice e dal filo che lega il suo personale vissuto con la storia raccontata.
L’opera di Valentina Mira è un libro partigiano, nell’accezione più elevata del termine, che fa nomi e cognomi, e mescola sapientemente il racconto letterario con riflessioni personali e contestualizzazioni storiche. Valentina Mira traccia nettamente i confini della Storia, denunciando anche la mistificazione della cosiddetta pacificazione nazionale tra chi è animato dal reale spirito democratico e i nipotini del fascismo di oggi, dichiarati (pochi) e non dichiarati (moltissimi) che inquinano da anni il discorso politico nazionale.
Proprio per questa ragione il libro e l’autrice hanno subìto molteplici attacchi da esponenti dell’attuale governo, nel loro tentativo, riuscito, di occupare “militarmente” i principali luoghi di confronto pubblico, spazi culturali compresi.
“Dalla stessa parte mi troverai” narra la storia di una vittima dimenticata di una parte giusta del Paese, raccontando, in realtà, anche una parte della nostra storia recente.