Recensione di La misura del tempo, di Gianrico Carofiglio

“Nel 1932 Albert Einstein dichiarò che non ci sarebbe mai stata la possibilità di produrre energia atomica. Nel 1943 il presidente dell’IBM Thomas Watson sostenne che in futuro ci sarebbero state al massimo cinque persone interessate a comprare un computer. Nel 1995 Robert Metcalfe, inventore dell’Ethernet, sentenziò che Internet sarebbe presto divenuta una supernova e nel 1996 sarebbe crollata.”

Con questi spiazzanti esempi l’avvocato Bruno Guerrieri, protagonista de La misura del tempo, spiega ad una platea di giovani magistrati quanto l’uomo sia da sempre incapace di formulare delle previsioni attendibili.
I processi penali sono quei casi, però, in cui esprimere delle ipotesi è inevitabile.
Analizzare la realtà da molteplici punti di vista e mettere in discussione le verità presunte diventa perciò necessario per superare l’incertezza del processo stesso e giungere a decisioni condivisibili e logicamente corrette.
Con “La misura del tempo” Gianrico Carofiglio ci porta nuovamente nei meandri del diritto, quello con la D maiuscola, che lo scrittore ex magistrato conosce a menadito e lo fa dando vita ad una storia avvincente e ricca di riflessioni.
Siamo a Bari, dopo anni di silenzio un fugace amore di gioventù bussa allo studio dell’avvocato Guerrieri. È Lorenza. Quella che un tempo era una giovane donna affascinante e imprevedibile, oggi è una signora segnata dal tempo e dalla vita. Lorenza ha bisogno di un avvocato per il figlio che si trova in carcere per omicidio…
Vi ho incuriosito? 🙂