Recensione M. L’uomo della provvidenza, di Antonio Scurati

M. L’uomo della provvidenza

Centomila deportati, l’intera popolazione del Gebel. 13 campi di concentramento nella sola Libia, fatti erigere in mezzo al nulla negli anni Venti dal criminale di guerra fascista Rodolfo Graziani. Lo stesso a cui nel 2013 il comune di Affile, in provincia di  Roma, ha intitolato un mausoleo alla sua memoria. Monumento all’oblìo degli italiani.

Di questo e di altri impeccabili personaggi alla corte della Crapa Pelata è pieno il secondo volume della trilogia scritta da Antonio Scurati, M. L’uomo della Provvidenza.

Uno stuolo di violenti, malversatori, opportunisti, fiancheggiatori, arraffoni, ominicchi dalle numerose pubbliche virtù e altrettanti vizi privati, miracolati dal potere, che concorrevano insieme al loro capobastone nel mettere in ginocchio lo Stato liberale attraverso violenza e leggi liberticide.

E su tutti il boia di Predappio, che poco prima di dichiarare decaduti i rappresentanti del popolo in parlamento per poi occuparlo con i suoi scherani, aveva fatto assassinare Giacomo Matteotti, rivendicandone il gesto nell’inerzia totale della marionetta savoiarda.

La memoria è un campo di battaglia, ha scritto qualcuno. Nel Paese che a distanza di un secolo è vergognosamente governato dai neofascisti, in un cortocircuito totale della Storia, l’opera di Antonio Scurati è in forma letteraria un piccolo grande bastione alla sua difesa.

Avete letto questo libro? Vi aspetto con piacere nei commenti!