Kennedy Marr, uno scrittore egocentrico e donnaiolo alle prese con il suo passato, è il protagonista di “Maschio bianco etero”, di John Niven.
Dietro la spacconeria del personaggio, la storia imperniata sull’alter ego dell’autore scozzese parla di ferite mai del tutto rimarginate e di altre in procinto di aprirsi, di fughe in avanti e di libertinaggio come metafora estrema dell’anelito a “succhiare il midollo della vita”, come avrebbe detto il professor Keating de “L’attimo fuggente”.
A volte capita di capire appieno un romanzo solo alla fine. Che è quello che è successo a me con “Maschio bianco etero”, complice qualche sbavatura nella narrazione che ne ha rallentato di molto la lettura.
Dall’altra parte la fiducia nell’autore era tale da sorvolare sulle criticità rilevate.
John Niven è in gamba, scrive bene e con questo romanzo forse meno coinvolgente e più “introspettivo” degli altri che ho letto, ha firmato comunque un’opera densa di significato.
E voi lo avete letto? Vi leggo con piacere nei commenti!