Recensione di Della gentilezza e del coraggio, di Gianrico Carofiglio

 

Avevo già apprezzato Carofiglio saggista ne “La manomissione delle parole”, una acuta riflessione del 2010 sul potere del linguaggio di costruire o de-costruire la realtà.

Con “Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e di altre cose” Carofiglio torna su un tema che gli sta particolarmente a cuore, il rapporto tra Comunicazione e Politica, nelle accezioni nobili di “communis agere” – mettere in comune – e Scienza, arte di governare il bene pubblico.
Lo scrittore analizza in profondità la relazione tra due campi che oggi vive pienamente nella doppia veste di Scrittore e Politico, dopo avere esercitato per molti anni come magistrato.

Carofiglio ha intinto con efficacia la penna nel calamaio di numerose discipline: retorica, psicologia, linguistica, storia, dando alla luce un libro denso di riflessioni e carico di passione civile.

In un’era intossicata da una polarizzazione delle idee, da un certo linguaggio politico artatamente ridotto a slogan, da uno spazio digitale, in particolare quello dei social, trasformato in un’arena in cui annichilire il diverso da sé, Carofiglio ridisegna il perimetro del confronto e del conflitto, riconoscendone l’importanza per il progresso della società.

Proprio perché la dialettica è parte costitutiva della realtà, gentilezza e coraggio possono traghettare anche il confronto più aspro verso un lido dove a prevalere è lo scambio civile e non forme subdole di manipolazione.

L’auspicio di Carofiglio è proprio di chi ha una visione alta della Politica e le sue osservazioni, purtroppo, mal si confanno a molti dei piccoli personaggi che siedono tra gli scranni parlamentari.

Ma ciò amplifica il merito di questo libro che, a mio avviso, è nel fornire chiavi di lettura che allargano lo sguardo sull’agire pubblico e invitano il lettore a interpretare con maggiore chiarezza il quotidiano.