1993. Roma, via Fauro. Firenze, via Dei Georgofili. Milano, via Palestro. Tre autobombe insanguinano nuovamente il Paese dopo gli orribili attentati di Capaci e via D’Amelio dell’anno precedente.
Stragi di mafia da contorni molto indefiniti, dato che le indagini successive hanno appurato che in tutti i luoghi colpiti erano presenti anche soggetti estranei a Cosa Nostra. Secondo le numerose inchieste ancora in corso si tratterebbe di individui contigui ai servizi segreti paralleli, massoneria, ndrangheta ed eversione nera che hanno operato con le stesse modalità stragiste che investirono l’Italia tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Ottanta.
A conferma di questa tesi, le inchieste hanno accertato che nei luoghi degli attentati del 92/93 vi erano anche alcune presenze femminili, che notoriamente non hanno mai avuto un ruolo esecutivo nella storia della malavita siciliana, a cui dopo anni si è dato un volto e che sono tutt’ora sotto indagine.
Nel libro “Le donne delle stragi”, pubblicato da Chiare Lettere, il giornalista Massimiliano Giannantoni indaga un aspetto tutt’ora poco conosciuto della serie di attentati dei primi anni Novanta ma di primaria importanza. Chi erano queste donne? Da dove provenivano? Qual era il loro ruolo? E infine, qual era il filo che le accomunava? Per rispondere a quest’ultima domanda basta un nome: Giovanni Aiello, l’ex poliziotto dai trascorsi torbidi per anni conosciuto come “Faccia da mostro”, alla cui identità si è risaliti nel 2009 grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Vito Lo Forte e Francesco Marullo e scomparso nel 2017 portando con sé numerosi segreti.
“Le donne delle stragi” è un libro da leggere con interesse perché con serietà e accuratezza aggiunge una tessera al frastagliato mosaico della nostra storia recente.