Che cosa spinge alcune fasce dei ceti meno abbienti a votare partiti che tutelano principalmente gli interessi delle classi più ricche?
Per quale ragione anche tra le categorie più svantaggiate vi è chi appoggia politiche dichiaratamente contrarie al bene comune come lo smantellamento della scuola, la privatizzazione della sanità pubblica, lo consegna delle infrastrutture del Paese ad oligopoli aziendali o la limitazione di libertà personali come il diritto al matrimonio gay o all’aborto?
Quali dinamiche comunicative hanno consentito, infine, alle destre populiste in USA, ma a ben vedere pure in Italia, di influenzare il dibattito pubblico riuscendo così a imporre la propria pericolosa visione politica?
A gran parte di queste domande risponde l’illuminante saggio “Non pensare all’elefante!”, del linguista cognitivo americano George Lakoff, edito da Chiarelettere.
Lo studioso è stato il primo a introdurre il concetto di frame, ovvero le cornici mentali che determinano la nostra visione del mondo, i nostri obiettivi, le nostre azioni.
Una delle maggiori scoperte delle scienze cognitive è stata che gli individui ragionano in termini di metafore e di strutture concettuali saldamente impresse nei circuiti neuronali. Questa peculiarità fa sì che in politica gli elettori ignorino le idee che non si adattano alle proprie strutture mentali anche quando platealmente smentite dai fatti. A dispetto della presunta razionalità dell’uomo nei processi decisionali.
Più che dai programmi dei partiti, il voto è spesso orientato dall’ appartenenza identitaria degli elettori a quelle metafore politiche che Lakoff chiama del padre premuroso, propria dei progressisti, o del padre severo, appartenente ai conservatori. Orientamenti che, per la natura fluida dell’essere umano, possono coesistere nello stesso individuo.
È proprio qui che entra in gioco il concetto di framing elaborato da Lakoff. Il linguista spiega che negli ultimi decenni l’uso spregiudicato di un linguaggio manipolatorio unitamente alla creazione di network di media con cui propagandare surrettiziamente le proprie idee politiche attraverso programmi di informazione o di intrattenimento, hanno consentito ai partiti conservatori di sedimentare nel dibattito pubblico le cornici concettuali nelle quali inquadrare i temi politici e sociali. In questo modo le destre sono riuscite a spostare nel proprio campo la categoria degli elettori biconcettuali che determinano l’esito delle elezioni, cioè di quegli elettori progressisti su alcuni temi e conservatori su altri il cui voto è facilmente orientabile se esposti a messaggi coerenti con specifici schemi mentali.
Che cosa possono fare le forze progressiste per opporsi al framing di quelle conservatrici? Lakoff suggerisce la tecnica del “deframing”, che consiste nell’evitare di contrastare l’avversario politico nello stesso campo concettuale da lui disegnato, tattica dall’esito fallimentare, bensì nel fornire nuove cornici, alternativi punti di osservazione delle stesse tematiche di discussione.
Una lotta impari, a ben vedere, come l’esito delle ultime elezioni in Italia dimostra, ma che nel lungo periodo si può vincere anche grazie ai ricchi strumenti forniti da questo libro.
Vi interessa l’analisi del discorso politico?
Vi leggo con piacere nei commenti!