All’indomani della nomina a Presidente del Consiglio dei Ministri, nelle prime note ufficiali Giorgia Meloni dichiarava che, benché donna, il titolo con cui appellarla doveva essere quello di “IL” Presidente.
Non c’era da stupirsi della sua sortita. La rappresentante del partito erede politico di Mussolini, che del maschilismo aveva fatto uno dei presupposti ideologici, aveva semplicemente riaffermato quei valori. Attraverso una precisa scelta linguistica, Meloni aveva respinto nettamente le rivendicazioni femministe per la parità di genere operando una specifica scelta di campo. Quella che aveva rimarcato più volte nelle piazze urlando “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana…” oppure nelle sue dichiarazioni per difendere, a suo dire, il diritto delle donne a non abortire. Dimenticando quarant’anni di conquiste per l’emancipazione femminile anche attraverso il diritto all’interruzione della gravidanza.
Quando il libro “Questo non è normale” di Laura Boldrini, edito da Chiarelettere, è stato stampato gli episodi qui citati non erano ancora accaduti, altrimenti sarebbero stati inclusi a pieno titolo insieme ai numerosi altri che la ex Presidente della Camera elenca con dovizia di particolari per inquadrare il percorso tortuoso a cui è soggetto il processo di emancipazione femminile.
Un percorso intriso di patriarcato e maschilismo che affonda nei miti fondativi delle civiltà – vi ricorda qualcosa, ad esempio, il ratto delle Sabine? – fino ad arrivare ai giorni nostri, presentandosi come un fenomeno che tocca tutti gli ambiti della vita quotidiana delle donne.
Dalla sfera famigliare, che per secoli ha relegato la donna ad una dimensione domestica, a quella lavorativa, che ancora oggi vede le donne percepire illegittimamente una retribuzione più bassa degli uomini; dalla esigua rappresentanza in politica alla assenza di presenze femminili nella copertura di ruoli apicali nelle aziende; dalla dimensione culturale della iper sessualizzazione del corpo delle donne a quella tragica delle violenze sessuali e dei femminicidi, che solo in Italia vedono morire una donna ogni tre giorni per mano di mariti violenti.
La difesa dei diritti acquisiti e la conquista di maggiore spazio di riconoscimento per le donne riguardano tutta la società, senza distinzione di genere, e come mostra Laura Boldrini nel suo libro, sono tante le forze retrograde che vi si oppongono rendendole un traguardo ancora lontano da raggiungere.
Ma è solo col raggiungimento di questa meta che si potrà mettere fine ad una piaga sociale che non ha mai avuto nessuna giustificazione di esistere.